Privacy Policy
Home » NOTIZIE / Rassegna Stampa » _ECONOMIA GLOBALE

_ECONOMIA GLOBALE

ECONOMIA GLOBALE

2015

 

13 APRILE

TATTICA AD ATENE, IMPAZIENZA A BRUXELLES (Stefano Micossi)

Il negoziato tra la Grecia e le istituzioni europee e internazionali si trascina stancamente, la possibilità di esiti catastrofici, che tutti dicono di non volere, resta elevata. Questo è lo stato di fatto, forse non pienamente compreso dall’opinione pubblica, in Grecia e nel resto d’Europa. Quel che sta succedendo è che diciotto paesi dell’eurozona su diciannove sono fermi nel ritenere che la Grecia debba riprendere il programma di riforme del precedente governo, magari rinfrescato in certi aspetti, oppure il credito si arresterà e arriverà l’insolvenza. I negoziatori europei e il Fondo Monetario Internazionale sono disposti ad accettare una rimodulazione del debito su scadenze ancora più lunghe e un vincolo di bilancio meno stringente al disavanzo pubblico, ma non il rinvio, o addirittura la cancellazione, delle riforme concordate con il precedente governo (pensioni di anzianità, privatizzazioni, riforma fiscale, mercato del lavoro). Nel frattempo, tutti i rubinetti di finanziamento ufficiale sono interrotti, salvo i finanziamenti di emergenza al sistema bancario, che il Consiglio direttivo della Bce autorizza goccia a goccia di settimana in settimana, mentre continua la fuga dei depositanti delle banche.

 

23 FEBBRAIO

AZIENDE CINESI - PREMIO GIAPPONESE PER LA SCELTA DELLA QUALITÀ (Giampaolo Visetti)

Maggiori costi e salari più alti riducono la competitività della Cina, ma la temuta fuga delle imprese straniere non è cominciata. Al contrario: gli investimenti esteri crescono, assieme a quelli cinesi in Occidente. Rimangono punti di forza l’apertura dell’enorme mercato interno cinese, l’efficienza delle infrastrutture e la qualità della manodopera. Il vecchio operaio cinese non esiste più: oggi le imprese sono tra le più avanzate del pianeta, impiegano il più vasto esercito di robot e all’interno opera personale super specializzato. Un operaio del Guangdong costa un terzo in più del suo collega indiano, del Bangladesh o vietnamita, ma ha una resa-lavoro quattro volte superiore. I più orientati a investire a Pechino sono Corea del Sud, Svezia, Singapore, Germania, Stati Uniti e Giappone. Assieme ad altre quattro economie, queste dieci rappresentano il 96,5% degli investimenti esteri in Cina nel primo mese dell’anno.

 

16 FEBBRAIO

MEGALOPOLI CINESI - UN UNICO PROBLEMA, NON SONO ADATTE ALLA CONVIVENZA (Giampaolo Visetti)

L’Asia è il laboratorio globale della convivenza urbana, ma senza drastici cambiamenti le sue metropoli non sono destinate ad entrare nel futuro. Una ricerca che ha classificato le 50 città più sostenibili del pianeta rivela che già oggi più della metà della popolazione mondiale vive in aree urbane e che entro il 2050 la quota supererà i due terzi. La megalopoli più vasta è quella formata da Shenzen e Hong Kong, che ha superato la regione di Tokyo. La Cina, per sostenere crescita e consumi interni, punta a concentrare la popolazione in megalopoli da 80 milioni di abitanti. La classifica delle metropoli sostenibili è monopolizzata da Europa, Nord America e Australia. Bocciata la Cina, simbolo della grande urbanizzazione forzata. Il punto debole è il degrado dell’ambiente. Pechino nei prossimi 15 anni si espanderà del 71%, Shanghai del 54%, New Delhi del 64%. Lo studio avverte che l’emergenza inquinamento sfugge al controllo delle amministrazioni locali. Nella capitale cinese l’acqua scarseggia, quella potabile non esiste più, l’aria viene definita “inadatta alla vita umana”, i terreni non sono coltivabili a causa dei veleni industriali, il tragitto casa-lavoro dura due ore al giorno e lo smog causa più morti delle sigarette. Se anche la municipalità adottasse misure drastiche sul fronte ambientale, l’impatto delle regioni circostanti vanificherebbe ogni sforzo. Un incubo che già oggi vale il 6% del Pil mondiale.

 

2 FEBBRAIO

FITOUSSI: “TSIPRAS FARÀ CAMBIARE PASSO ALL’EUROPA” (Eugenio Occorsio)

L’economista liberal francese ha sottoscritto con una serie di colleghi un manifesto di appoggio al neo-premier greco: “Era ora che qualcuno mettesse con forza in discussione l’austerità che sta aggravando la recessione in tanti Paesi”. Fra i firmatari del manifesto c’è James Galbraith, figlio del consigliere economico di John Kennedy ma soprattutto collega di università di Yanis Varoufakis, il ministro delle finanze di Tsipras con il quale ha scritto un libro sulle correzioni alla politica dell’euro. Dice Fitoussi: “Finora gli unici pericoli per l’Europa li hanno dati la Merkel e i suoi epigoni. Il reddito dei greci è sceso del 40% dall’inizio della crisi, non c’è più copertura a malattie che non esistevano da 70 anni, la gente è alla fame, il tasso dei suicidi aumenta, metà dei giovani sono senza lavoro. Somministrare dosi massicce di austerity a un malato grave equivale ad ucciderlo. La politica si riprenda finalmente il suo ruolo, i tecnici devono fare quello che dicono i politici, non il contrario. Italia, Francia e gli altri devono prendere esempio.

 

 

2014

 

27 OTTOBRE

LA CITY PROMUOVE LO YUAN CINESE ORA È UNA MONETA DI RIFERIMENTO (Giampaolo Visetti) 

La Gran Bretagna ha messo sul mercato bond in yuan a tre anni per un valore equivalente a 490 milioni di dollari. La valuta cinese, prima ancora di diventare pienamente convertibile, è già la settima moneta di pagamento al mondo. L'emissione di credito straniero in yuan nasce dalla necessità di accelerare ora il suo processo di internazionalizzazione. Pechino è impegnata in massicci investimenti all'estero, ma ha anche bisogno di attrarre sempre più capitali al proprio interno. Per questo serve una grande valuta internazionale, capace di rappresentare l'alternativa asiatica al dollaro Usa e all'euro del Vecchio continente. Le obbligazioni britanniche in renminbi prendono atto che la Cina, in trent'anni, è diventata la prima potenza commerciale del mondo, la seconda economia (prossima a superare anche gli Usa) e la terza meta per gli investimenti diretti in uscita. Emettere prestiti in renminbi significa stringere legami sempre più stretti con Pechino. Nei primi nove mesi dell'anno gli scambi commerciali Cina-Inghilterra sono aumentati del 20% e nell'ultimo triennio Pechino ha investito in Gran Bretagna 18 miliardi di dollari. Sul boom della valuta del Dragone pesano però le previsioni di crescita. Nel terzo trimestre dell'anno il Pil è cresciuto del 7,3%, un punto in più rispetto alle previsioni, ma toccando il livello minimo degli ultimi cinque anni. Nel 2015 Pechino potrebbe toccare quota 6,8% per atterrare al 5% medio tra l'anno prossimo e il 2019, al 3,9% tra il 2020 e il 2025. Poiché la Cina rappresenta un quarto della crescita mondiale, l'indebolimento della sua spinta ha effetti globali e può interrompere la ripresa Usa, ritardando quella della zona Ue. In Cina l'offerta di acciaio, cemento e altre materie prime supera abbondantemente la domanda e le industrie sono tenute in vita dai prestiti d'emergenza dei governi locali. Pechino è intervenuta con un piano da 24,5 miliardi di dollari che permetterà di costruire cinque nuovi aeroporti e tre linee ferroviarie ad alta velocità. Se in Cina il 20% degli appartamenti resta vuoto e la vendita di immobili cala del 10,8%, il Pil del resto del pianeta perde già un punto netto. Se la caduta della crescita non si ferma, anche l'internazionalizzazione dello yuan può naufragare.

 

WALL STRETT, I CINQUE FATTORI DI RISCHIO (Arturo Zampaglione)

A fronte dei dati economici che mostrano la ripresa americana, con il tasso di disoccupazione al minimo degli ultimi sei anni, una previsione di aumento del pil del 3% nel 2015 e la crescita del 9% di nuove costruzioni negli ultimi 12 mesi, la Cnbc, rete tv di notizie economiche, pubblica un'analisi sui cinque maggiori fattori di rischio per gli Stati Uniti.

1)     Rallentamento dell'economia globale. Il maggiore timore viene dall'Europa, e in particolare dalla Germania che ha visto una diminuzione del 5,8% dell'export. Ma ci sono anche dei segnali preoccupanti in Cina e in paesi come l'India e il Brasile, senza contare l'ebola, la crisi ucraina e la guerra contro l'Isis.

2)     Crescita dei tassi d'interesse a lungo termine. Tutti sembrano preoccupati per le mosse a breve della Fed di Janet Yellen, ma si presta poca attenzione alla possibilità che i tassi a 10, 20 o 30 anni possano riprendere improvvisamente a crescere per le dinamiche di mercato, scoraggiando i mutui e rendendo più caro l'indebitamento delle imprese.

3)     Calo del greggio e dell'inflazione. Consumatori e automobilisti si rallegrano per le quotazioni del barile, scese ormai sugli 80 dollari, ma un'ulteriore diminuzione potrebbe innescare una dinamica deflazionistica anche negli States, incoraggiando molte persone a rimandare consumi nella speranza di ulteriori diminuzioni di prezzo, con effetti perversi sull'intera attività economica.

4)     Ripresa dell'inflazione. È il rischio opposto, ma non meno grave del precedente. La Fed punta ad avere il 2% di inflazione nel 2015 rispetto all'1,5 di oggi. Ma se i prezzi crescessero più rapidamente si tornerebbe a uno scenario ben noto: stretta creditizia e difficoltà di fissazione dei prezzi da parte delle imprese.

5)     Crollo di Borsa. Con l'eccezione degli indici per le piccole e medie aziende, il Nasdaq e l'S&P 500 non hanno ancora varcato la soglia del 10% di calo che segna l'arrivo dell'Orso. Ma potrebbe bastare poco per determinare una reazione psicologica negativa dei mercati.

 

6 OTTOBRE

L'EXPORT PUNTA LA CINA PROFONDA MA CHE FATICA QUEL MERCATO (Stefania Aoi) 

Aziende come Yoox, specializzata nell'e-commerce hanno dovuto formare i dipendenti prima di inviarli a dirigere una propria squadra sul mercato cinese. Imprese come i produttori di vino Zonin, si sono avvalsi della consulenza della Fondazione Italia Cina per mappare le cucine regionali del Paese del Dragone e per capire quali bottiglie abbinare a cibi tanto diversi dai nostri. Le difficoltà per i gruppi italiani che affrontano il mercato asiatico sono tante. Non si tratta solo di un problema di lingua, l'inglese non è parlato da tutti, né di dazi, che pur incidono. Il principale problema è di tipo culturale. Il territorio cinese è immenso, e la classe media sta diventando più ricca, ma la si deve conquistare comprendendo usi, costumi, persino l'alimentazione. Secondo Danilo Falappa, fondatore della Innofit di Ancona e della sua controllata cinese Joy Electronics, il cinese è enigmatico, difficile da comprendere: “Non esprimono le loro emozioni come facciamo noi, quindi in un primo momento non si capisce con facilità se sono infastiditi, se hanno compreso la situazione o persino se sono soddisfatti”. I problemi di incomprensione della cultura cinese possono danneggiare gli affari e mandare a monte una trattativa, capire come rapportarsi con clienti e dipendenti di quel paese è fondamentale. Yoox si è rivolta a Fondazione Italia Cina per formare un dipendente, destinato all'ufficio di Shanghai per gestire un team italo-cinese, il corso è durato 24 ore, un tempo sufficiente per un'infarinatura delle regole elementari.

 

L'ARTE DI IMPARARE IL SEGRETO DELLO SVILUPPO DELLA CIVILTÀ (Federico Rampini) 

Dagli egizi all'inizio dell'Ottocento, il tenore di vita della maggioranza degli esseri umani ha avuto variazioni modeste, poi, dal 1820 in poi, i progressi sono stati spettacolari fino al punto che la maggioranza di noi ha dei lussi che neppure un monarca poteva sognare nel XVIII secolo. In molte sfere dell'attività umana, per millenni si dava per scontato che le cose “si facevano sempre allo stesso modo” seguendo il solco delle generazioni precedenti. Scoperte scientifiche importanti ce ne furono anche ai tempi dell'antica Grecia o nella Cina dei Tang, ma le loro applicazioni furono poco rilevanti. L'illuminismo ha rovesciato il modo di ragionare. L'applicazione della mentalità illuminista all'economia, con la Rivoluzione Industriale inglese, ha disseminato benefici di massa a partire dal 1820, e da allora non si è più fermata. Scrive Joseph Stiglitz nel suo nuovo saggio “Creating a Learning Society” che la cosa più importante nello sviluppo umano è l'apprendimento, molto più dell'accumulazione di capitale. Ciò che davvero fa la differenza nel tenore di vita di intere popolazioni, è “apprendere a fare”, o meglio ancora “apprendere a fare le cose in modo nuovo”. Di conseguenza, nulla è più importante per il nostro futuro, che organizzare la nostra società in modo tale che essa promuova l'apprendimento in tutti i campi. “Imparare come si impara”. Apprendimento in senso lato, non solo quello tradizionale che avviene sui banchi di scuola. Nel mondo del lavoro ciò che fa la differenza è la capacità di imparare. Le imprese non hanno interessa a fare ricerca pura, questa avviene per lo più dentro le istituzioni pubbliche, anzi, il privato può essere un nemico dell'apprendimento. Per esempio le leggi sulla proprietà intellettuale e i brevetti, possono trasformarsi in una poderosa barriera contro l'apprendimento: sono incentivi alla segretezza, spingono gli inventori a tenersi per sé le proprie scoperte anziché farle circolare a beneficio dell'economia tutta intera.

 

29 SETTEMBRE

PECHINO SCOPRE LA NEW ECONOMY CON LA CRISI DI EDILIZIA E FINANZA (Giampaolo Visetti) 

La classifica  dei cinesi più ricchi è stata rivoluzionata e metà dei primi dieci posti è ora occupata dai signori dei titoli tecnologici. Jack Ma ha rastrellato 25 miliardi di dollari alla borsa di New York per la sua Alibaba, diventando l'uomo più ricco della Cina. Tra gli altri figurano anche i fondatori di Tencent (messaggi istantanei), del motore di ricerca Baidu, del sito JD.com e del nuovo colosso degli smartphone Xiaomì. Ad arrancare, dopo il trentennio d'oro, sono i mandarini di cemento e manifatture low cost, da Xu Jiayin del Gruppo Evergrandeve Yang Huiyan, di Country Garden fino ai monopolisti di alimenti e bevande.

Il mutamento non conferma solo l'esplosione di  “China.net”, ma anche il tramonto delle fortune costruite sui finanziamenti di Stato. Fabbriche e immobiliari cinesi sono cresciute grazie ai piani di sviluppo di Pechino, assecondati dalle banche controllate dal partito. C'è una fuga di capitali, cinesi e stranieri, da immobiliare e manufatturiero. Tra i successori di Mao, il potere è direttamente proporzionale al peso del portafoglio e così i padroni della Rete si candidano a condizionare sempre di più anche i nove “intoccabili” del Politburo.

 

22 SETTEMBRE

LA NEW ECONOMY RIVOLUZIONA LA CINA E PARTE LA MARCIA DELLA CLASSE MEDIA (Paola Jadeluca) 

Consumer, energia pulita, healtcare sono i settori innovativi che spingeranno i consumi del Dragone. Le riforme fanno risalire le stime sul PIL, e adesso sarà possibile acquistare direttamente azioni alla Borsa di Shangai. C'è stata una significativa pressione al ribasso derivante dalla riduzione della leva finanziaria delle industrie pesanti e dal rallentamento del mercato immobiliare. Molte società dell'industria pesante soffrono pesanti fardelli di debito mentre i settori della nuova economia hanno poco o nessun debito, risultato della marcata capacità di generare profitti e flussi di cassa. La Cina invece di prendere come solo criterio di successo il PIL, è ora focalizzata più sull'incremento della qualità e dell'efficienza della crescita. Il primo cambiamento epocale è il passaggio da paese produttore a paese consumatore che si appresta a diventare il secondo mercato di consumi al mondo entro il 2015. Il primo driver del lusso è il turismo, in particolare i cinesi fanno incetta di pacchi e pacchetti nelle vie del lusso estere perché pagano di meno rispetto alla Cina, dove gravano sul prezzo finale le tasse troppo elevate. L'avanzata della middle class farà salire i consumi soprattutto nei servizi, quelli finanziari e bancari e quelli della cura della persona.

 

SE STANNO CRESCENDO SOLO I MILIARDARI PIÙ CHE UN JOBS ACT SERVE UN FISCAL ACT (Alberto Statera) 

I supermiliardari in dollari (e in euro) sono aumentati in Italia in un anno, fino al 30 giugno scorso, di quattro unità, raggiungendo il numero di 33. In dodici mesi la loro ricchezza è passata da 97 a 115 miliardi con un incremento del 18,6%, pari al 5,7% del PIL. Ma anche escludendo l'élite crescente dei supermiliardari, in Europa solo la Gran Bretagna supera per diseguaglianza nella distribuzione dei redditi l'Italia, dove il 10% delle famiglie più ricche possiede circa il 47% della ricchezza netta nazionale. Quando la crescita rallenta o addirittura va in negativo, come attualmente in Italia, il profitto generato dalla ricchezza, piuttosto che quello generato dal lavoro, cresce esponenzialmente e aumenta la diseguaglianza, perché la rendita finanziaria prodotta dalla ricchezza accumulata ha un valore medio del 5%. Se la crescita è sotto quella percentuale (e da noi è ben al di sotto) i ricchi diventano più ricchi e i poveri più poveri. Le riforme del mercato del lavoro da sole non creano nuova occupazione e l'inseguimento del libero mercato non sistemerà tutto. Ne parla l'ormai famosissimo libro di Thomas Piketty, “Il Capitale nel XXI secolo”, che è stato considerato un contributo fondamentale da due premi nobel per l'economia come Paul Krugman e Joseph Stigliz. Altra interessante opera letteraria è il libro di Patricia Szarvas. “Ricca Germania Poveri tedeschi – Il lato oscuro del benessere”, pubblicato in Italia dalla Bocconi, che sfata alcuni luoghi comuni passati per verità rivelate. Ad esempio che il benessere avvolga tutta la Germania. Non è così: i contratti atipici raramente si trasformano in lavori permanenti, quanti hanno mini e midijob non riescono a essere promossi, alla maggiore flessibilità si sono accompagnati abusi delle imprese e il boom dei “working poor”, con crescenti disparità per ampi strati della popolazione e, alla lunga, con minacce per la democrazia derivanti dall'iniqua distribuzione della ricchezza. Se Renzi si vuole immolare come fece Schroder, si dedichi con più impegno anche all'evasione fiscale che c'è e a promuovere una tassazione più equa della ricchezza.

 

ANCHE IN CINA C'È BISOGNO DI RIFORME STRUTTURALI (Giampaolo Visetti)

La Cina di trova ad un bivio che sperava di non incontrare così presto. La scelta, non rinviabile, è tra l'accelerazione delle riforme economiche e la necessità di sostenere la crescita. Per la prima volta dopo sedici anni, l'obiettivo di crescita annua fissato dal governo al 7,5%, rischia di non essere centrato. In agosto la produzione industriale cinese è calata si un altro 6,9%. Un immobile su quattro, in un Paese dove il settore immobiliare vale un quarto dell'economia, è vuoto. Le banche sono pressate dalle esposizioni, mentre le regioni annaspano nei debiti. Sei anni fa, per scongiurare il contagio della crisi finanziaria USA, Pechino inondò il sistema con 570 miliardi di dollari. Proprio quella pioggia d'oro, trasformata in cemento e infrastrutture-mostro, è all'origine di parte dei debiti di oggi. A beneficiare dell'incertezza sono le potenti lobby che si alimentano delle distorsioni di Stato, fronte compatto che resiste al cambiamento, a partire dalla liberalizzazione dei tassi di interesse bancari.

 

15 SETTEMBRE

LA LEZIONE DI BOB KENNEDY AL DI LÀ DEL PIL C'È LA REALTÀ (Federico Rampini) 

Bob Kennedy critica il modo in cui è calcolato il PIL di una nazione che tiene conto solamente di valori materiali senza considerare la qualità della vita o altre caratteristiche immateriali.

“Per troppo tempo e in misura eccessiva abbiamo sacrificato l'eccellenza personale e i valori comunitari sull'altare di una mera accumulazione di beni materiali. Il nostro Prodotto nazionale lordo oggi è di oltre 800 miliardi di dollari. In quegli 800 miliardi sono addizionati l'inquinamento atmosferico, la pubblicità delle sigarette, le ambulanze che trasportano le vittime delle stragi sulle autostrade. Aggiungiamo al conteggio il valore dei lucchetti delle porte di casa, e delle prigioni dove rinchiudiamo quelli che li hanno scassinati. Addizioniamo la distruzione delle sequoie, l'urbanizzazione caotica che distrugge le bellezze naturali. Nel Prodotto nazionale lordo ci sono il napalm, le testate nucleari, i blindati della polizia per combattere le rivolte nelle nostre città. Ci sono dentro le pistole e i pugnali, i programmi televisivi che esaltano la violenza per vendere giocattoli ai nostri bambini. Invece il Prodotto nazionale lordo non calcola la salute dei nostri figli, la qualità della loro istruzione, o la serenità dei loro giochi. Non include la bellezza della poesia o la solidità dei nostri matrimoni, l'intelligenza del dibattito pubblico o l'onestà dei funzionari dello Stato. Non misura il coraggio né la saggezza né l'apprendimento, non misura la carità né la dedizione agli interessi del Paese. In sintesi: misura tutto, eccetto quello che rende la vita degna di essere vissuta. Ci può dire tutto dell'America, fuorché la ragione per cui siamo orgogliosi di essere americani”.

 

BANCA DEI BRIC - PRIMA PROVA, LA FRENATA DELLE ECONOMIE (Giampaolo Visetti) 

Le economie dei BRICS rappresentano un quarto del Pil mondiale e hanno appena creato la “New Development Bank”, istituzione finanziaria comune fondata come alternativa alla Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale. La Cina ha ottenuto che la sede sia a Shanghai, mentre l'India ha espresso il primo presidente. Shangai non è solo la nuova capitale finanziaria dell'Asia, in duello con Singapore ed Hong Kong, ma è la metropoli al centro dell'Oriente che sintetizza la corsa di Pechino al prossimo sorpasso economico su Washington. Il PIL cinese, da solo, è superiore alla somma di quello di tutti gli altri soci.